Per anni, Apple è stata sinonimo di innovazione. L’azienda che ci ha dato l’iPhone, l’iPad, il MacBook Air, l’App Store e le AirPods ha ridefinito intere categorie tecnologiche. Ma oggi, qualcosa sembra essersi incrinato.
Secondo Mark Gurman di Bloomberg, uno dei più autorevoli esperti del mondo Apple, l’azienda starebbe attraversando un momento di stasi creativa. E forse ha ragione.
A guardare i numeri, Apple continua a macinare profitti, vendere milioni di dispositivi e mantenere un ecosistema software e hardware praticamente inattaccabile. Eppure, quella scintilla che un tempo faceva brillare ogni keynote della società sembra essersi affievolita. Gli aggiornamenti dell’iPhone sono diventati prevedibili, il design è rimasto pressoché invariato dal 2020, e le vere novità sembrano sempre più rare.
Il caso più emblematico? L’intelligenza artificiale. Mentre Google, Microsoft e perfino Meta stanno investendo miliardi su LLM e servizi AI generativi, Apple sembra essersi fatta trovare impreparata. Il Vision Pro, pur essendo un capolavoro tecnologico, non ha avuto l’impatto commerciale o culturale che ci si aspettava. E Siri, un tempo pioniera degli assistenti vocali, è oggi vista come una delle meno evolute rispetto ai concorrenti. Il tanto atteso rilancio con “Apple Intelligence” non è ancora realtà, e anche le tempistiche sono slittate: molte delle funzionalità promesse arriveranno solo nel 2025.
Ma il vero campanello d’allarme è un altro: Apple non stupisce più. Quando è stata l’ultima volta che un iPhone ha fatto dire “wow”? Le novità si riducono spesso a un nuovo colore, un piccolo boost di potenza e qualche ritocco alla fotocamera. Tutto molto ben fatto, certo, ma lontano anni luce dalle rivoluzioni a cui Apple ci aveva abituati.
Nel frattempo, la concorrenza osa. Samsung sperimenta con i pieghevoli, Google migliora i suoi Pixel con AI integrate, le aziende cinesi spingono su ricariche super veloci e design futuristici. Apple, invece, sembra giocare in difesa, proteggendo ciò che ha già costruito, piuttosto che rischiare per innovare davvero.
E come se non bastasse, iniziano a circolare voci di fughe di talento da Cupertino. Non solo dirigenti, ma anche ingegneri chiave, persone che hanno contribuito a rendere possibile la “magia” Apple, stanno lasciando l’azienda. È un segnale che va oltre i semplici cambiamenti interni: è la spia di una cultura aziendale che potrebbe essersi fossilizzata.
Certo, Apple resta Apple. Nessun altro brand gode dello stesso livello di fiducia, fedeltà e integrazione. Ma questa posizione privilegiata non durerà per sempre, soprattutto in un mondo in cui la tecnologia cambia a una velocità vertiginosa. Restare immobili significa essere superati. E oggi, per la prima volta, sembra che Apple sia davvero a rischio di perdere il passo.
La WWDC 2025 si avvicina, e sarà una tappa cruciale. Apple ha bisogno di dimostrare al mondo — e a sé stessa — di essere ancora capace di innovare, di guidare e non solo di aggiornare.
Perché senza visione, anche i colossi possono cadere.
Leggi o Aggiungi Commenti