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App Store

Soltanto “i ricchi” potranno creare App Store alternativi e sceglierli non sarà conveniente per le app freemium

Fabiano ConfuortoBy Fabiano Confuorto25 Gen 2024Commenta8 Mins Read
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Apple si è adeguata alle regole del DMA e con iOS 17.4 permetterà lo sviluppo, la diffusione e l’installazione di App Store alternativi, tuttavia non è tutto oro quello che luccica.

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Apple ha analizzato scrupolosamente ciò che afferma la legge UE ed ha cercato le più piccole e più nascoste “lacune” per rendere la cosa più difficile possibile.

Infatti, sebbene resti vero il fatto che supporterà gli App Store di terze parti, Apple ha imposto un’importante clausola che rappresenta anche un importante vincolo che, a conti fatti, non permetterà proprio a tutti di creare un Marketplace alternativo.

Chiunque potrà aprire il suo App Store alternativo?

La risposta è No. In un documento sul sito ufficiale, Apple afferma che chiunque voglia sviluppare un marketplace di app alternativo dovrà fornire prove che possa garantire finanziariamente “supporto per sviluppatori e clienti”.

“Per stabilire adeguati mezzi finanziari per garantire supporto per sviluppatori e clienti, gli sviluppatori di marketplace devono fornire ad Apple una lettera di credito standby da un’istituzione finanziaria con rating A (o equivalente) di 1.000.000€ prima di ricevere l’autorizzazione. Tale accordo andrà rinnovato su base annuale.

Sostanzialmente, chi vuole realizzare un App Store alternativo deve dimostrare di avere 1.000.000€ a disposizione vincolati unicamente per questo “progetto”.

In via del tutto precauzionale quindi, Apple vuole assicurarsi che uno sviluppatore di un App Store alternativo abbia la disponibilità economica di 1.000.000€ prima di rilasciare il suo Marketplace in App Store. Senza questa cifra Apple rifiuterà la pubblicazione perchè potrebbe essere portata a pensare che lo sviluppatore non disponga dei presupposti per garantire corretti pagamenti per gli sviluppatori che sceglieranno di aderire a questo negozio.

Ma non finisce qui: c’è anche una Tassa!

A partire da Marzo, gli sviluppatori potranno scegliere tra 2 opzioni:

  1. Mantenere il vecchio contratto con Apple: che gli permette di distribuire le applicazioni soltanto in App Store con il divieto di utilizzare sistemi di pagamento alternativi all’interno dell’app per bypassare le commissioni di Apple ed il divieto di esporre link verso siti esterni all’interno dell’app dai quali gli utenti potrebbero abbonarsi bypassando il sistema di Apple. Le commissioni restano invariate al 30% per i grandi sviluppatori e al 15% per gli sviluppatori Small Business.
  2. Sottoscrivere un nuovo contratto con Apple: che permetterà di distribuire applicazioni sia in App Store che al di fuori di App Store (anche contemporaneamente). Negli Store alternativi sarà possibile utilizzare sistemi di pagamento proprietari (senza alcuna commissione da riconoscere ad Apple) ma si potrà anche scegliere di utilizzare la tecnologia Apple per gli acquisti in-app (con una commissione pari soltanto al 3%). Chi aderisce a questo nuovo contratto ed ottiene download o sottoscrizioni di abbonamento partendo da App Store invece, dovrà pagare una commissione del 30% o del 15% (Small Business) ad Apple per il primo anno, dopodichè scenderà al 17% o 10% (Small Business), dopo il primo anno. In aggiunta a tutto questo ci sarà anche una tassa, la Core Technology Fee, pari a 0,50€ per ogni nuova installazione che dovranno essere pagati da ogni singolo sviluppatore e per ogni singola applicazione che in 1 anno supera il 1 milione di download. Il contatore si resetta ogni anno, quindi ogni 12 mesi si ottiene un altro milione di prime installazioni gratuite.

In sostanza, per chi mantiene i vecchi termini e condizioni continuando a distribuire applicazioni soltanto in App Store, non ci sarà alcun cambiamento. Non dovrà mai pagare nulla ad Apple per il download della sua app gratuita, e dovrà corrispondere dal 15% al 30% in commissioni soltanto se ci saranno degli acquisti da parte degli utenti.

Chi invece sceglierà i nuovi termini e distribuirà app sia in App Store che al di fuori, otterrà delle commissioni nulle o ridotte da parte di Apple ma, al contempo, dovrà pagare una tassa che si applicherà quando verrà superato 1 milione di prime installazioni in un anno.

Facendo un esempio pratico, supponiamo di voler rilasciare un’applicazione Freemium sia in App Store che nei negozi alternativi (quindi con il nuovo tipo di contratto). Le app Freemium sono quelle che si scaricano gratuitamente ma che poi includono degli in-app purchase assolutamente facoltativi quindi gli utenti possono scegliere sia di abbonarsi o di acquistare qualcosa all’interno dell’app sia utilizzarla in maniera assolutamente gratuita senza mai spendere nulla. Supponiamo che quest’applicazione “gratuita” ottenga un colpo di fortuna ed in 1 anno venga scaricata da 2 milioni di persone per la prima volta:

  • Per il primo milione di prime installazioni, non succederà assolutamente nulla
  • Per il secondo milione di prime installazioni invece, ci sarà una tassa di 0,50€ ad installazione che il singolo sviluppatore dovrà pagare ad Apple. A conti fatti, lo sviluppatore dovrebbe versare 500 mila euro nelle casse di Apple (oltre 41 mila euro al mese), una cifra davvero enorme e spropositata, sicuramente maggiore rispetto a quanto abbia mai potuto guadagnare con la sua applicazione Freemium.

Questo sistema potrebbe portare uno sviluppatore di app Freemium in bancarotta ed invece di gioire per aver ottenuto una bella cifra di download e per essere diventato virale, si ritroverebbe sommerso dai debiti verso Apple.

Apple sostiene che soltanto l’1% di tutti gli sviluppatori sarà interessato da questa Core Technology Fee di 50 centesimi, in quanto il 99% degli sviluppatori normalmente non supera 1 milione di download all’anno.

Si tratta quindi di un rischio “relativo” per i piccoli sviluppatori, un rischio “moderato” per le aziende di medie dimensioni ed un rischio assolutamente “certo” per le aziende di grandi dimensioni, come ad esempio Epic Games.

Il caso Epic Games

Facendo un esempio pratico ma con delle cifre ipotetiche, se Epic Games tornasse a rilasciare il suo popolarissimo gioco Fornite su iOS, di certo aderirebbe alle nuove condizioni di contratto, rilasciandolo sia nel proprio store alternativo dove non avrebbe commissioni di alcun tipo (che è già stato annunciato e si chiamerà Epic Games Store) sia in App Store (perchè obbligatorio).

Fortnite al momento conta 200 milioni di giocatori al mese ed oltre 400 milioni totali, nonostante il fatto che non sia disponibile su iOS. Lanciare una versione per iPhone comporterebbe inevitabilmente un assalto non indifferente, ipotizziamo che si totalizzerebbero “soltanto” 100 milioni di nuovi download.

Per il primo milione di nuove installazioni non succederebbe nulla, ma per gli altri 99 milioni, andrà pagato 0,50€ per ogni download che corrispondono a ben 49 milioni e 500 mila euro che Epic Games dovrà pagare ad Apple!

La differenza è che mentre con il sistema vecchio si pagava il 30% in commissioni ma soltanto sugli acquisti (e quindi su dei ricavi veri e tangibili), con le nuove condizioni si pagherà questa tassa per ogni download, indipendentemente dal fatto che questo download possa portare dei ricavi o meno. Fortnite è un gioco Freemium, dove è possibile acquistare delle cose all’interno dell’app ma sono puramente facoltative in quanto si riesce a giocare al 100% anche in forma completamente gratuita, senza effettuare alcun tipo di acquisto.

In questo caso Epic Games dovrà pagare “a prescindere”. Nello scenario in cui tutti questi utenti che hanno scaricato il gioco non effettuassero mai alcun tipo di acquisto in-app, l’azienda si troverebbe a pagare una cifra enorme andando in perdita anzichè guadagnare.

Ne consegue che le App Freemium di piccoli sviluppatori non troveranno mai spazio negli App Store alternativi. Soltanto le grandi aziende, inclusa Epic Games, potranno rilasciare app Freemium perchè bene o male sono abbastanza sicure che i ricavi dagli acquisti in-app supereranno la spesa e renderanno il tutto sostenibile ma questa è una certezza che davvero in pochi possono avere.

Inutile dirvi che sono già arrivati i commenti da parte di Sweeney, il CEO di Epic Games, che sembra aver scoperto dell’esistenza di questa tassa proprio qualche ora fa, come tutti noi.

Sweeney sostiene che le nuove politiche di Apple andrebbero considerate illegali ai sensi del Digital Market Act, poiché Apple costringe gli sviluppatori a scegliere tra i tradizionali termini di commissione ed uno “schema apparentemente anticoncorrenziale ma altrettanto illegale perchè pieno di nuove spese inutili e nuove tasse su pagamenti che non elaborano loro“.

Epic è comunque determinata a lanciare l’Epic Games Store su iOS ed Android. Sweeney conclude dicendo che ci sono molte altre “assurdità” negli annunci odierni di Apple, alludendo a future rivelazioni dall’azienda.

Quindi gli App Store alternativi saranno davvero senza commissioni per gli sviluppatori?

Tornando ad un articolo che abbiamo pubblicato qualche ora fa intitolato “iOS 17.4 permette di installare App Store alternativi, senza commissioni!” bisogna fare in piccolo appunto:

E’ vero che gli App Store alternativi non saranno obbligati ad applicare delle commissioni tuttavia pensiamo che per mantenere 1 milione di euro bloccati e vincolati al progetto, per mantenere i server, coprire i costi di sviluppo e tante altre cose, una commissione per ottenere un certo ritorno economico ci dovrà essere per forza. Sicuramente sarà più bassa di Apple, ma dovrà esserci per forza.

Chi vuole pubblicare un’app sugli App Store alternativi inoltre, dovrà prima accettare le nuove condizioni contrattuali di Apple che, a causa della tassa dei 50 centesimi, spaventano un pò tutti. Prevediamo che saranno davvero pochi gli sviluppatori che decideranno di correre il rischio e di uscire dall’App Store a meno che non abbiano interessi di altra natura.

Chiariamo meglio le regole per gli App Store alternativi: le 25 cose che gli sviluppatori devono sapere! [Video]
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