Negli Stati Uniti è in corso una class action intentata da vari distretti scolastici contro le principali piattaforme social e, nelle ultime ore, sono emersi documenti giudiziari non oscurati che, secondo le accuse, metterebbero Meta in una posizione estremamente delicata.
Abbiamo visto come questa causa stia già attirando molta attenzione per una ragione precisa: i documenti presentati in tribunale delineano uno scenario in cui l’azienda avrebbe archiviato ricerche interne cruciali sui danni causati dai propri prodotti.
Al centro della vicenda vi è il Project Mercury, un’indagine interna condotta circa cinque anni fa. Secondo quanto riportato, il progetto avrebbe mostrato prove che smettere di usare Facebook e Instagram per una settimana riduce depressione, ansia, solitudine e confronto sociale negativo. Secondo gli autori dei documenti, invece di approfondire o rendere pubblici questi risultati, Meta ha preferito interrompere il programma, spiegando internamente che quei dati erano probabilmente “inquinati” dalla narrativa mediatica negativa sui social.
Se quanto riportato fosse confermato, l’aspetto più significativo riguarderebbe le dinamiche interne. La documentazione, infatti, afferma che il team responsabile di Project Mercury avrebbe comunicato ai vertici di Meta che esisteva un impatto sul confronto sociale. Uno dei dipendenti coinvolti avrebbe addirittura paragonato la scelta di chiudere il progetto a quella dell’industria del tabacco, accusata per anni di aver nascosto la nocività delle sigarette. Secondo le carte, Meta avrebbe quindi mentito al Congresso quando ha affermato di non poter quantificare l’impatto dei propri prodotti sugli adolescenti.

Le carte giudiziarie includono anche accuse legate alla sicurezza dei minori. Si sostiene che le funzioni pensate per proteggere gli utenti più giovani siano state progettate apposta per risultare poco efficaci e scarsamente utilizzate. Un passaggio particolarmente inquietante afferma che Meta richiederebbe fino a 17 tentativi “in flagrante” di traffico sessuale prima di procedere alla rimozione di un account. I documenti indicano inoltre che nel 2021 Mark Zuckerberg avrebbe affermato che la sicurezza dei bambini non era una sua priorità, preferendo concentrare gli investimenti sullo sviluppo del Metaverso.
Ovviamente, Meta respinge ogni accusa. Il portavoce Andy Stone ha definito le informazioni trapelate come “citazioni selezionate ad arte” e “opinioni disinformate”. Ribadisce che il Project Mercury è stato interrotto a causa di una metodologia imperfetta e che le attuali politiche prevedono la rimozione immediata degli account coinvolti in attività di traffico sessuale non appena segnalati.
Il processo proseguirà presso la Corte distrettuale della California del Nord il 26 gennaio 2026 e sicuramente ci saranno nuovi sviluppi.
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