Alla fine del 2024, il tribunale britannico per la concorrenza aveva inflitto ad Apple uno dei colpi più duri mai arrivati sul fronte App Store. Ora l’azienda di Cupertino prova a riaprire la partita.
Apple ha infatti presentato ricorso contro la sentenza del Competition Appeal Tribunal che aveva stabilito come la società avesse abusato della propria posizione dominante, imponendo commissioni considerate “eccessive e ingiuste” agli utenti del Regno Unito. La causa collettiva vale circa 1,5 miliardi di sterline (1,7 miliardi di euro) e riguarda decine di milioni di consumatori.
La decisione del tribunale britannico
La sentenza contestata risale allo scorso ottobre. Secondo il Competition Appeal Tribunal, Apple avrebbe limitato la concorrenza nel mercato della distribuzione delle app tra il 2015 e il 2020, impedendo alternative all’App Store e imponendo commissioni elevate sugli acquisti digitali.
Il procedimento è stato avviato per conto di circa 36 milioni di utenti britannici da Rachael Kent, docente di economia digitale al King’s College di Londra. La causa copre un periodo che parte dall’ottobre 2015 e include sia le vendite di app sia gli acquisti in-app effettuati su iPhone e iPad.
Commentando la decisione, Kent aveva parlato di un momento simbolico, capace di segnare un cambio di passo nei rapporti tra consumatori e grandi piattaforme tecnologiche:
“È davvero un punto di svolta. Le persone stanno iniziando a reagire ai danni economici dei mondi digitali in cui vivono ogni giorno”.
Il ricorso di Apple
Come riportato dal The Guardian, Apple ha ora chiesto alla corte d’appello di annullare quella sentenza, sostenendo che le conclusioni del tribunale siano errate. Se ammesso, il ricorso riaprirebbe uno dei procedimenti più rilevanti in corso contro le big tech nel Regno Unito.
La causa rientra in un gruppo più ampio di azioni collettive contro Apple e Google che, nel complesso, superano i 6 miliardi di sterline di risarcimenti richiesti. Il sistema britannico di class action “opt-out” consente infatti di rappresentare automaticamente milioni di consumatori senza che debbano aderire singolarmente.
Non è la prima mossa difensiva di Apple. Un tentativo precedente di appello era già stato respinto nel novembre scorso, ma l’azienda ha deciso comunque di insistere.

La vicenda si inserisce in un contesto più ampio di pressione normativa sui modelli di business degli store digitali. Tra Unione Europea, Stati Uniti e Regno Unito, le commissioni dell’App Store sono da anni al centro di indagini antitrust e riforme legislative.
Per Apple, il rischio non è solo economico. Una conferma definitiva della sentenza britannica potrebbe rafforzare altre cause simili e accelerare un ripensamento strutturale delle regole dell’App Store, uno dei pilastri del suo ecosistema di servizi.


































































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