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    iSpazio a “Story of a bite”, la mostra su Steve Jobs e sulla Apple al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano!

    RedazioneBy Redazione27 Novembre 2011Commenta8 Mins Read
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    Ieri il sottoscritto Ludovico con la collega Giulia sono andati a visitare la mostra “Story of a bite“, allestita presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo Da Vinci” di Milano. Insieme abbiamo raccolto interviste e pareri di altri visitatori oltre ad aver scattato moltissime foto di cui alcune ve le proponiamo di seguito. Ecco il nostro racconto.

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    All’esterno della mostra campeggia un cartellone con una breve introduzione, la data d’inizio e quella della fine della mostra e il logo di “Story of a bite“. La mostra ricostruisce gran parte della vita di Steve Jobs e della Apple, il tutto attraverso una serie di foto, documenti e oggetti praticamente introvabili. La mostra si può suddividere in due parti: una dove si ricostruisce una linea temporale che va dal primo Apple II Europlus al primo iPad, e una che invece narra la vita di Steve Jobs, un uomo unico, dotato di una mente visionaria, icona della modernità.

    Gli oggetti non sono posti in ordine cronologico e molti di questi, nonostante sia un appassionato dei prodotti Apple, non li avevo mai visti. Si parte dall’ Apple II Europlus, il primo computer pensato per un utenza educational e business, fu il primo con uscita video a colori. Lanciato nel lontano 1979 fu commercializzato senza monitor, introdotto solo un’anno dopo nel mercato. A lato dell’Apple II troviamo invece l’Apple III, secondo prodotto per un utenza “privata” che però si rivelò un flop, date alcune scelte tecniche rivelatesi poco azzeccate.

    Nella vetrina sono presenti anche alcuni manuali, che sembrano stampati su dei quaderni che si utilizzano ora a scuola, e dei floppy che servivano per il DOS.

    Nella vetrina successiva si trovano delle foto raffiguranti Steve Jobs e Steve Wozniak giovanissimi, già alle prese con i loro prodotti e foto di alcuni Personal Computer Apple. Insieme a queste foto ci sono manuali e componenti degli Apple come viti o bulloni. Interessante la ricevuta fornita da Apple dove indica che il museo ha comprato questi pezzi direttamente dall’azienda di Cupertino.

     

    Posti in alto ci sono diversi diversi pannelli che raccontano alcune delle fasi salienti della storia della Apple, quelli che ci hanno particolarmente colpiti sono due:

    • Quello che parla della rivoluzione che ha creato la Apple, sostituendo quei macchinari giganteschi e ingombranti con macchine piccole e compatte facili da utilizzare, così non più circoscritte solamente ad appassionati di elettronica.
    • Quello che illustra come sono cambiati nel tempo i loghi della Apple e che spiega il significato del primo storico simbolo, ovvero quello che raffigura Isaac Newton sotto il melo mentre studia la gravità, che però considerato troppo complesso, viene abbandonato per far posto alla classica “mela morsicata”, divenuta ormai uno dei loghi più famosi al mondo.

    Continuando il viaggio attraverso i Personal Computer Apple, troviamo il Lisa II. Il primo vero dispositivo utilizzabile con un mouse e che presentava l’interfaccia WIMP (Window+Icon+Menu+Pointing device), interfaccia che nel tempo è divenuta lo standard dell’interazione da macchine e uomo, sinonimo di semplicità.

    Passiamo ora al Macintosh 128/512k, lanciato nel 1984, primo e vero storico Macintosh, perfeziona il concetto di finestra+puntatore+icona creata con Lisa II e partì con una memoria RAM di 128kb, per passare in seguito a 512kb. Successivamente nel 1986 viene lanciato il Macintosh Plus, una rivoluzione poichè espande la sua connettività, potendo collegare un grande numero di periferiche, cosa impossibile nei precedenti modelli. Ultimo dei Mac “fissi” degli anni 80 fu il Macintosh SE/30, uno dei primi a disporre di un Hard Disk interno per la memorizzazione dei dati, che poteva arrivare alla “straordinaria” capacità di 40MB.

    Passiamo ora ai primi computer portatili/trasportabili creati dalla Apple. Il primo Mac portatile si chiamò Macintosh Portable (che fantasia penserete voi!), questo che vi illustreremo in foto è un rarissimo esemplare assemblato con plastica trasparente che verrà ripresa con realizzazione del primo iMac. Venne lanciato nel 1989, mentre nel 1991 venne immesso sul mercato il PowerBook 170, uno dei primi della fortunata serie PowerBook, che permetteva di connettersi ad internet grazie ad un modem integrato.

    Un’altra piccola rivoluzione ci fu nel 1992, con il PowerBook Duo 210, un Mac dalla doppia anima, pensato come portatile, agganciandolo ad una base fissa, aumentava le proprie funzionalità arrivando ai livelli di un desktop. Dopo sei anni di silenzio nacque il PowerBook G3 WallStreet uno dei primi computer con processore G3, uno dei più prestanti ai tempi.

    E ora passiamo ad uno dei Mac più famosi di sempre, l’iBook, il famoso portatile a forma di conchiglia con design colorato e trasparente che ricorda il primo iMac. Fu commercializzato nel 1999.

    Nel 2001 venne lanciato il PowerBook G4 Titanium, fu l’ennesima rivoluzione poichè realizzato in titanio, essendo quindi leggero e sottile, e inoltre montava il nuovissimo processore G4, all’epoca una scheggia. Nel 2007 venne lanciato il primo MacBook Pro, realizzato in lega d’alluminio, è il portatile più sofisticato mai creato da Apple.

    Nel 2008, circa quattro anni fa, venne lanciato il primo Macbook Air, leggerezza e design ai massimi livelli, a sorpresa venne lanciato senza lettore di CD e DVD, senza scheda di rete (poteva connettersi solo con il WiFi), e con una sola porta USB.

    Finendo con i Mac portatili, abbiamo notato sul muro una timeline che illustrava tutti i prodotti, suddivisi in tre differenti sezioni, personal,professional e portable, con le relative date.

    A sorpresa, tra le varie vetrine, abbiamo scovato un NeXT Cube, il primo computer progettato da Jobs dopo l’uscita dalla Apple. Completamente nero, stonava dalla filosofia Apple. Montava l’OS NeXTSTEP, che influirà molto su Mac OS X. Su una macchina simile, nel 1990, Tim Barners ha inventato il Web.

    Uno dei più famosi Macinstosh della seconda generazione, fu il Macintosh Hfx “Wicked Fast”, lanciato nel 1990, era il Mac più potente creato fino a quel momento. Successivamente dopo esser rientrato in Apple, Steve Jobs volle creare l’iMac G3 Bondi, il computer più venduto nella storia dell’informatica (4 milioni di pezzi). Per la prima volta, Apple elimina il Floppy per far spazio al lettore CD-ROM.

     

    Nel 2002 venne creato l’eMac, “e” che sta per educational, aveva una scocca lucida e semitrasparente che rimase come punto di riferimento per molti modelli successivi. Nel 1999 invece venne commercializzato il PowerMac G4 con Monitor Cinema Display, un binomio vincente composto da design, monitor e computer di livello superiore.

    Nel 2003 venne lanciato il PowerMac G5, primo desktop a utilizzare il nuovo processore G5, prodotto dalla IBM. Design innovativo e ingegnerizzazione delle parti interne al top, per renderlo potentissimo ma silenzioso.

    Power Macintosh G4 Cube e iMac Flat Panel, nati rispettivamente nel 2000 e nel 2002 entrambi con un design rivoluzionario ed entrambi ebbero uno scarso successo.

    Come ultimi oggetti, vogliamo illustrarvi i tre dispositivi portatili che hanno rivoluzionato l’informatica, il Newton Messagepad 2100, l’iPhone e l’iPad. Il Newton è stato l’ultimo palmare prodotto dalla Apple, rivisitazione del Newton Messagepad 2000, questo nuovo modello disponeva di una maggior quantità di memoria RAM e di una porta ethernet.

    Il primo iPhone era il concetto perfetto di smartphone, era un ibrido tra un telefono, un iPod e un palmare. Inizialmente non vi era la possibilità di scaricare app, ma si utilizzavano le web-app, applicazioni progettate per essere utilizzate dal broswer del device. Infine l’iPad, “IL” tablet, nonchè ultima grande intuizione di Steve Jobs, una tavoletta da 9.7 pollici con retroilluminazione LED, schermo multi-touch, supporto alle app di iOS e con possibilità di navigare sul web in WiFi o in 3G.

    Infine è presente un’ultima stanza, dove all’entrata campeggia un’immagine creata da Johnathan Mak, che ritrae la classica mela morsicata con il profilo di Steve Jobs. All’interno di questa stanza sono presenti tutti i libri creati su Steve Jobs fino ad ora e un proiettore proietterà diversi video sul fondatore della Apple, come ad esempio il primo Keynote oppure il celebre discorso ai neolaureati di Stanford.

    Inoltre abbiamo trovato dei poster che venivano esposti nei negozi come pubblicità e le custodie dei vecchi OS Mac.

     

    Infine abbiamo fatto una “mini intervista” ad alcuni dei visitatori della mostra, abbiamo chiesto qual è stato il prodotto che ha maggiormente colpito e quasi tutti hanno risposto con “Il primo Apple II”. Solo una simpatica signora ha risposto “l’iPad”.

    Abbiamo inoltre domandato quale fosse per loro la sorte della Apple nell’era post-Steve Jobs e molte persone si sono dimostrate scettiche riguardo il lavoro di Tim Cook, affermando che senza le idee di Jobs qualcosa indubbiamente mancherà e l’assenza del CEO si noterà in modo evidente.

    Personalmente non sono pienamente soddisfatto di questa mostra, speravo in qualcosa di più, magari documenti ufficiali o comunque qualcosa di “inedito”. I molti oggetti presenti non sono nemmeno disposti in ordine cronologico, si va infatti dal Mac del 1998 al Macbook del 2007 per poi tornare a pezzi del 2003.

    Il prezzo del biglietto (7 euro ridotto, 10 euro prezzo intero) a mio parere è eccessivo nel caso si voglia visitare solo questa mostra (che terminerà il 10 giugno 2012), se però si ha un po di tempo si potrà visitare tutto il resto del museo, e allora il prezzo sarà ripagato sicuramente. In conclusione se avete un’oretta libera vi consiglio vivamente di andare al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano e girarlo tutto. Questo si trova in Via San Vittore 21 Milano.

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