Quando nel 2008 Apple lanciò l’App Store, gli sviluppatori potevano vendere le proprie app direttamente agli utenti iPhone, trattenendo il 70% dei ricavi. Una formula che ha dato vita all’economia delle app, contribuendo alla nascita di interi ecosistemi digitali e trasformando piccole realtà in aziende miliardarie.
Oggi, però, il panorama è completamente cambiato. I download a pagamento sono ormai marginali e il vero business ruota attorno agli acquisti in-app, con Apple che gestisce i pagamenti e fornisce un’infrastruttura unificata, applicando in cambio una commissione del 30% per gli sviluppatori con ricavi superiori al milione di dollari annuo, e del 15% per tutti gli altri.
Questo sistema ha generato circa 100 miliardi di dollari in transazioni, con Apple che ne incassa direttamente circa 20 miliardi. Ma l’equilibrio di potere si sta incrinando. Sempre più sviluppatori e autorità di regolamentazione ritengono queste commissioni eccessive e non più giustificabili, soprattutto alla luce del dominio globale dell’iPhone e della crescente concorrenza.
Un esempio eclatante è quello di Epic Games, che con Fortnite ha sfidato apertamente il modello Apple. La battaglia legale che ne è seguita ha portato a una sentenza storica negli Stati Uniti, imponendo a Cupertino di consentire agli sviluppatori di indirizzare gli utenti verso pagamenti esterni, eliminando anche l’obbligo di mostrare lo “scare screen” che scoraggiava tali scelte.
Questo colpo al cuore del modello basato sugli acquisti in-app potrebbe essere solo l’inizio. Come riferisce Mark Gurman su Bloomberg, altre regioni – in primis l’Unione Europea – stanno osservando da vicino gli sviluppi e potrebbero imporre condizioni simili. L’App Store si avvia dunque verso un’evoluzione che lo rende sempre più simile a un web aperto.
Nel breve periodo, solo le grandi aziende potranno trarre vantaggio da queste aperture, potendo gestire direttamente i flussi di pagamento. Ma l’evoluzione degli strumenti di pagamento alternativi, come Stripe, PayPal o Square, potrebbe presto aprire le porte anche agli sviluppatori indipendenti.
Apple, che genera gran parte dei ricavi dell’App Store negli Stati Uniti, si trova davanti a una sfida difficile. Intende ricorrere in appello, ma non potrà affrontare una battaglia legale simile in ogni parte del mondo.
Gurman suggerisce che Apple potrebbe dover cambiare radicalmente approccio, mettendo in competizione il proprio sistema di pagamento con quelli esterni e puntando su fattori come semplicità, privacy e sicurezza. Ma potrebbe non bastare. I consumatori sono ormai abituati a inserire i propri dati su siti terzi e le commissioni di questi sistemi esterni si aggirano intorno al 3%, una distanza abissale rispetto al 15-30% richiesto da Apple.
Tutto ciò, secondo Gurman, potrebbe spingere Apple a rivedere finalmente al ribasso le sue commissioni per non perdere competitività. Una prospettiva che fino a qualche anno fa sembrava pura fantascienza.
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