“Prodotti molto, molto scadenti.” Così Jony Ive, ex chief designer di Apple, ha liquidato i primi tentativi commerciali di creare dispositivi interamente basati sull’intelligenza artificiale, riferendosi in particolare al Rabbit R1 e all’Humane AI Pin.
Secondo Ive, ciò che è mancato è stata una vera spinta concettuale: “
Non c’è stata alcuna reale espressione di nuovi modi di pensare nei prodotti”, ha dichiarato.
Le parole di Ive arrivano proprio mentre prende forma la sua collaborazione con Sam Altman, CEO di OpenAI, in un progetto da 6,5 miliardi di dollari destinato alla creazione di una nuova categoria di dispositivi intelligenti. Un’alleanza che ha già acceso grandi aspettative nel mondo tech, anche per l’approccio radicalmente diverso che promette rispetto a quanto visto finora.
Jesse Lyu, fondatore e CEO di Rabbit, ha scelto The Verge per rispondere in modo diretto alle critiche. E lo ha fatto con toni rispettosi ma fermi.
“Jony Ive è il mio eroe. Il suo lavoro mi ha ispirato fin da quando ero adolescente”, ha scritto Lyu. “Tanto da spingermi a fondare una startup per creare esperienze che integrino profondamente hardware e software.”
Secondo Lyu, Rabbit non è solo un’azienda che produce gadget, ma un progetto con una visione chiara:
“Siamo tra i primi a esplorare questa nuova era dell’intelligenza artificiale, riflettendo sul significato dell’interazione uomo-macchina, proprio come fecero il Macintosh e l’iPhone ai loro tempi”.
Pur ammettendo che il debutto del Rabbit R1 non sia stato perfetto, Lyu difende il cammino intrapreso:
“All’inizio l’esperienza era grezza, questo è vero. Ma oggi continuiamo a migliorare costantemente il prodotto”. E precisa: “È un onore essere citati da Jony Ive e Sam Altman, ma non vogliamo essere associati a realtà che ha smesso di provarci. Humane è stata acquisita ed è praticamente scomparsa”.
A differenza del Humane AI Pin, che è già stato lanciato sul mercato, Rabbit R1 è ancora vivo e in evoluzione. L’azienda ha recentemente introdotto una funzione di memoria che consente all’assistente AI di ricordare i contesti delle conversazioni. Inoltre, è disponibile una versione gratuita del sistema operativo Intern, progettato per coordinare agenti AI anche senza possedere fisicamente il dispositivo. E in futuro ci sarà rabbitOS 2.0, che promette un ulteriore salto in avanti.
Lyu non nasconde la difficoltà di competere con colossi come OpenAI:
“È una sfida tra Davide e Golia, ma è anche stimolante. Soprattutto quando Golia è una leggenda come Jony Ive”. E conclude: “Impareremo molto da ciò che Jony e Sam creeranno. Ma continuiamo a credere nella nostra visione. Se la concorrenza è sana, ne trarranno vantaggio gli utenti”.
Le dichiarazioni di Ive e la risposta di Lyu rilanciano il dibattito su cosa debba essere davvero un dispositivo AI. Finora, né il mercato né le figure di spicco del settore si sono dimostrati convinti dalle prime soluzioni lanciate nel 2024. Ora l’attenzione si sposta sul misterioso dispositivo progettato da Ive e Altman, descritto come un compagno tascabile e senza schermo, in grado di superare smartphone e dispositivi indossabili.
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