Con la nuova generazione di iPad Pro dotata di chip M5, Apple cambia registro e rompe una consuetudine che durava da anni. Per la prima volta, l’azienda ha deciso di rendere pubblici dettagli tecnici che di solito restavano confinati nelle analisi post-lancio o nei teardown indipendenti. Una scelta che segna un momento di discontinuità e introduce un’inedita trasparenza nelle comunicazioni della società di Cupertino.
L’iPad Pro M5 arriva insieme ai nuovi MacBook Pro equipaggiati con lo stesso processore e la somiglianza tra i due prodotti è ormai evidente. Apple ha comunicato che i modelli base da 256 e 512 GB di memoria, sia nella versione da 11 pollici che in quella da 13, dispongono di 12 GB di RAM, con un incremento del 50% rispetto alla generazione precedente. Le configurazioni superiori da 1 e 2 TB raggiungono invece 16 GB di RAM, una differenza che rafforza la distinzione tra le varianti destinate all’uso professionale e quelle pensate per un pubblico più generalista.
Anche sul piano del processore emergono dettagli inediti. I tagli da 256 e 512 GB integrano una CPU a 9 core e una GPU a 10 core, mentre i modelli da 1 e 2 TB passano a 10 core CPU e 10 core GPU, in linea con la strategia adottata sui MacBook Pro M5. Una scelta che evidenzia l’intenzione di Apple di consolidare una piattaforma hardware unica, scalabile e condivisa tra notebook e tablet.
È sempre più difficile tracciare un confine netto tra i due dispositivi. Gli iPad Pro somigliano ormai a dei MacBook senza tastiera e con schermo touch, o, guardando da un’altra prospettiva, a dei MacBook trasformati in tablet. Da quando Apple ha sostituito i chip della serie A con quelli della linea M, la convergenza tra le due categorie è diventata evidente. E la decisione di comunicare in modo aperto RAM e configurazione della CPU rafforza proprio quella visione “Pro” che l’azienda continua a promuovere.
Per l’utente medio, la differenza tra 12 e 16 GB di RAM o tra 9 e 10 core CPU potrà sembrare marginale, ma per chi utilizza l’iPad come strumento di lavoro, con app professionali o progetti grafici complessi, questi dettagli contano davvero.
C’è poi un’ulteriore informazione che Apple ha dovuto rendere pubblica, ma non per scelta interna. L’Unione Europea ha imposto a tutti i produttori di indicare chiaramente la capacità della batteria in milliampereora, introducendo un obbligo legato alle nuove normative sull’etichettatura energetica.
Anche Apple, storicamente riservata su questo aspetto, si è adeguata, offrendo così un quadro tecnico più trasparente.
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