Apple ha ufficialmente intrapreso una battaglia legale contro l’Unione Europea per contestare il Digital Markets Act (DMA), la legge comunitaria che impone nuovi obblighi di interoperabilità e apertura ai colossi tecnologici.
Durante un’udienza presso la Corte Generale di Lussemburgo, gli avvocati della società hanno definito il DMA una normativa che “viola i diritti fondamentali alla sicurezza, alla privacy e alla proprietà” sanciti dal diritto europeo, sostenendo che costringe l’azienda a effettuare modifiche invasive e tecnicamente rischiose per l’iPhone, l’App Store e iMessage.
Secondo Apple, il DMA “impone oneri enormi e intrusivi ai cosiddetti gatekeeper”, un gruppo che include anche Alphabet, Meta, Amazon, Microsoft, ByteDance e Booking. Tra le aziende designate, Apple è la prima a presentare un ricorso di merito completo contro il regolamento, dopo la precedente sconfitta di TikTok.
Nel ricorso, Apple contesta tre decisioni specifiche legate all’applicazione del DMA.
Nel primo, Apple sostiene che le norme che la obbligherebbero a rendere iPhone e accessori compatibili con dispositivi di terze parti, come auricolari e smartwatch, violino i principi di sicurezza e di tutela della proprietà intellettuale. La società sostiene che l’interoperabilità con hardware sconosciuti o non certificati potrebbe compromettere la sicurezza degli utenti, esponendoli a vulnerabilità e violazioni della privacy.
Il secondo punto riguarda la classificazione dell’App Store come servizio soggetto al DMA. La Commissione europea ritiene che il controllo totale di Apple sulla distribuzione delle app costituisca una posizione di “gatekeeper” strutturale e, ad aprile, ha già multato l’azienda per 500 milioni di euro per violazione delle norme anti-steering.
Apple, tuttavia, ribatte che l’App Store non dovrebbe essere considerato un servizio unitario, ma un’infrastruttura complessa con funzioni differenziate e chiede, pertanto, di essere esclusa dal perimetro del DMA.
Infine, Apple contesta l’indagine preliminare avviata da Bruxelles per determinare se iMessage debba essere incluso tra i servizi regolati. Sebbene la Commissione abbia poi deciso di non imporre obblighi al servizio, in quanto non genera ricavi diretti per Apple, l’azienda sostiene che l’apertura dell’inchiesta sia stata scorretta dal punto di vista procedurale e giuridico.
Il legale della Commissione, Paul-John Loewenthal, ha accusato Apple di mantenere un controllo esclusivo sull’ecosistema iPhone, che le permetterebbe di “estrarre profitti eccezionali dai mercati complementari”, penalizzando la concorrenza.
“Solo Apple possiede le chiavi di quel giardino recintato decide chi può entrare e chi può offrire prodotti e servizi agli utenti iPhone. E grazie a questo controllo, Apple ha di fatto bloccato oltre un terzo degli utenti di smartphone in Europa”, ha dichiarato Loewenthal in aula.
Il ricorso rappresenta la prima volta in cui Apple chiede ai giudici europei di limitare la portata legale del Digital Markets Act, una legge che potrebbe trasformare radicalmente il modo in cui l’azienda gestisce i propri software e servizi nel continente.
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